Nata alle Hawaii la pokè è ora uno dei trend mondiali più discussi e su cui si sta investendo molto e di cui fa parte anche Sowl. In Italia è esploso: 117% di crescita e un fatturato di oltre 300 milioni di euro solo nel 2022, un tasso di crescita tre volte rispetto agli altri paesi. Entro il 2026 si stima arriverà a quasi 700 milioni di euro.
Sowl è un format di poké Bolognese che si discosta dalle più conosciute catene di poké bowl. L’attenzione alle forniture e alla materia prima è ciò che contraddistingue questo locale dai suoi competitor. Abbiamo parlato con Alessandro di come sia nato questo progetto e quali sono le possibili idee future.
- Come nasce l’idea di Sowl?
- Come avete gestito il delivery?
- Differenza tra il vostro format e le altre pokerie?
- Come gestite l’approvvigionamento?
- E per quanto riguarda la sostenibilità?
- Avete fatto qualche azione di marketing che avete visto aver particolarmente funzionato?
- Avete un progetto in particolare per il futuro?
Come nasce l’idea di Sowl?
L’idea del progetto nasce quando sono andato in Australia circa 6 anni fa dove ho lavorato in un format che mi è piaciuto talmente tanto che ho voluto riproporre nel 2019 a Bologna dove, ai tempi, non avrei avuto alcun competitor a differenza di Milano. Io e il mio socio abbiamo poi deciso di aprire altri due locali in periferia l’anno successivo tutti alla distanza di 7 km. Non è stato sicuramente il momento migliore per capire al meglio il mercato perché per il covid era tutto sballato. Sicuramente il delivery e il take away sono andati ad ingrandirsi più di quello che pensavamo inizialmente.

Come avete gestito il delivery da Sowl?
Abbiamo deciso di gestire il delivery personalmente. È un impegno importante perché vuol dire dover avere più personale in ciascun punto vendita ma preferisco così perché abbiamo il controllo di tutto. A seconda di dove arriva l’ordine gestiamo la consegna e stiamo sviluppando il sito per convogliare tutti gli ordini.

Differenza tra il vostro format e le altre pokerie?
Stiamo cercando di differenziarci dalle pokerie perché non lo siamo. Noi stiamo molto attenti alle calorie di un piatto e alla diversità di ingredienti. Un esempio? Le pokerie tendenzialmente hanno circa 200 g di riso, noi invece solo 70 g. Cerchiamo di non riempire solo con i carboidrati ma diamo più spazio agli altri elementi.
Ora il mercato è saturo dei prodotti pokè e la stragrande maggioranza non ha un alto tasso qualitativo, ora è più semplice fare capire la differenza dei nostri piatti.

Come gestite l’approvvigionamento per Sowl?
La fornitura la gestiamo in un unico store dove ci siamo io e una responsabile che controlla l’eseguimento delle varie lavorazioni, dall’abbattimento del pesce, al taglio delle verdure per poi, ogni due giorni, approvvigionare i tre negozi di tutte le cose. Centralizziamo in un unico punto per fare in modo di avere una buona gestione del prodotto.
E per quanto riguarda la sostenibilità?
Stiamo cercando di eliminare completamente la plastica e ora abbiamo solo i coperchi che sono 100% plastica riciclata. Il resto è tutto organico e le ciotole sono in bagassa. Non abbiamo ancora messo anche i coperchi in bagassa perché reputo che il materiale trasparente dia una visione del prodotto importante.

Avete fatto qualche azione di marketing che avete visto aver particolarmente funzionato?
Ogni tanto facciamo qualche sponsorizzazione sulle varie piattaforme che ci mettono in testa. Le persone che vivono in centro non usano molto l’ app del locale ma usano le solite quattro piattaforme ed è difficile da sradicare. Mentre le persone più in periferia ordinano soprattutto dal sito.
Bisogna trovare la chiave sul delivery, adesso c’è per esempio una realtà su Bologna ma il prezzo di chiamata è di 7 euro. Se fai poche delivery va anche bene, ma se il core business è il delivery costa troppo.
Avete un progetto in particolare per il futuro?
Ci piacerebbe sviluppare le hakka bowl per diversificare la scelta. Però non so ancora quanto sia un prodotto di interesse qui.
